domenica 18 settembre 2011

pantera vs seppia 1°round

     
    Una notte di luna, tanto tanto tempo fa, quando cielo e terra ancora si toccavano e le pantere erano solo maculate.
    Una pantera andando a caccia aveva allargato un po' troppo il giro, o forse per puro caso, era giunta al limite della giungla sulla riva del mare, sul quale si specchiava appunto una gigantesca luna.
    Pantera, sentendo quell'odore strano al quale non era abituato, decise di dirigersi verso la spiaggia, con lenti passi annusando diffidente la sabbia e le alghe secche. Saltò l'onda che arrivava sulla battigia, con un balzo sicuro e, senza sapere perchè, si mise a correre imprimendo chiare impronte sulla riva che subito il mare cancellava. Poi d'improvviso si fermò ad ascoltare.
    Udiva un richiamo, un lamento, o forse solo uno scherzo del vento sulle dune. Ma la voce si fece sempre più distinta, proveniva dall'acqua.
    Balzò indietro ringhiando, vedeva ondeggiare nell'acqua buia una creatura lunare. - Il mio corpo è bianco e molle, i miei lunghi tentacoli sono trascinati dalle onde, sono esausta perchè ho traversato l'Oceano e scampato mille pericoli, prendimi tra le tue zampe e mangiami. - - Non ho fame adesso - rispose pantera – sono capitato qua per caso ed ora voglio starmene un momento in pace ad ascoltare. -
    Allora la seppia smosse la sabbia e scomparve dicendo:
    - Io conosco le storie che il mare nasconde sotto la sabbia dei fondali. -
    - Di che storie parli? -
    - Di quelle che nessuno vorrebbe sentire... -
    - Del tipo? - aggiuse pantera sospettoso.
    - Tipo... c'era una volta pantera che aveva paura del buio, per quello preferiva stare arrampicato sugli alberi, per quello usciva dalla jungla di notte attirato dalla luce della luna...
    - Frottole! - esclamò il felino arrabbiato – che ne sa un mollusco di come si sentono le pantere! - e si chiuse in un indignato silenzio.
    - Dai non ti arrabbiare – tornò a dire la seppia – la stranezza è nel destino che ci ha fatto incontrare! Approfittiamo del caso per farci del bene. -
    - Che intendi dire? - chiese pantera ancora più sospettoso.
    - Forse passeranno cinquecento, mille anni prima che una pantera incontri di nuovo una seppia in riva al mare. -
    - E allora? -
    - Se ascolti un mio sogno io potrò fare una magia per te... -
    - Come? -
    - Sì, vedi, noi seppie passiamo molto tempo sotto la sabbia a sognare. Troppi sogni ci fanno dimenticare chi siamo e dove dobbiamo andare. Per questo mi hai trovato così vicino alla riva... Questi sogni possiamo dimenticarli solo se li raccontiamo a qualcuno. -
    - Ah... ho capito – disse pantera pensieroso.
    Pantera si sentiva affascinato dalla gentilezza della seppia e addolcito dal suono della risacca sulla sabbia.
    - Va be'- disse con curiosità appena celata - ti ascolterò.
    Passarono lunghi minuti la brezza soffiava, l'onda lambiva le zampe di pantera intento ad ascoltare le parole salire dall'acqua come schiuma profumata, l'eco dalla foresta era solo una vaga sensazione lontana. Il sogno narrato dalla seppia lo catturava, lo rapiva in altri sogni, ricordi e immagini, fantasie dolci, muti misteri senza uscita.
    - Quante emozoni, quanta vita si vive sognando - disse pantera incredulo.
    - La vita è l'unico vero sogno – rispose la seppia con una punta di rimpianto nella voce – ma ora dimmi: qual è il tuo desiderio? Io lo esaudirò.
    La pantera si alzò nervoso e cominciò a giare su se stesso.
    - Devo essere proprio impazzito – borbottò come se fosse solo – credo di parlare con una seppia e, quel che è peggio, credo che mi possa esaudire un desiderio.
    Poi rivolto verso l'acqua quasi ruggendo disse:
    - Vorrei non aver più paura del buio!! Ecco l'ho detto alla seppia! -
    - Sei sicuro che vuoi proprio questo? - disse l'acqua ribollendo.
    - Sì, certo, sì – rispose pantera.
    - Va be' – disse la seppia con degnazione – sappi allora che l'unico modo per non aver paura del buio e avelo detro di sé – aggiunse con fare misterioso.
    - E dunque? - la pantera diventava impaziente.
    - Ora immergiti nell'acqua completamente... vieni... vieni. -
    Il felino lentamente scese nell'acqua, quando quella gli arrivò al collo con un colpetto della testa s'immerse verso il fondale da cui sorgeva una nuvola densa d'inchiostro nero. Una voce calma rassicurò pantera:
    - Non avere paura, lasciati andare. Entra nella nuvola, immergiti completamente, lasciati compenetrare dall'inchiostro del buio.-
    Così fu. Pantera recuperò la riva che già i primi raggi dell'alba rischiaravano l'orizzonte. Si scrollò l'acqua di dosso e si diresse a balzi verso la jungla.
    - Aspetta! - Lo chiamò dal mare la seppia.
    Ma pantera non sentiva altro che uno strano presentimento e la voglia di correre. Si tuffò tra i cespugli e sparì nel verde. Presso uno stagno si specchiò riflesso nell'acqua, era nero, più nero di una nera notte senza luna. Alzò la testa e vide con orrore i raggi violetti del sole brillare tra le fronde.
    - Aspetta! – ripeteva ormai inutilmente la seppia – Chi non teme il buio avrà paura della luce! -

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