La maga e la gatta bianca
La luna è vecchia ed è
anche molto bella. Tra un po' sparirà ma solo per rinascere
una sera e noi, popolo della notte, la guarderemo da lontano. Noi
popolo dei sogni l'ameremo e lei non ci lascerà dormire, noi
alzeremo gli occhi su di lei e lei ci parlerà col silenzio
delle nuvole che scorrono sul suo viso, come flotte di nere caravelle
manovrate da marinai ciechi. Riempirà gli occhi di lacrime e
le labbra di sorrisi, ci riempirà il cuore di un tormento di
gioia e la testa dell'eco delle sue risa e nell'estasi del ricordo si
scioglierà la stanchezza che ci mordeva le spalle, si
apriranno le narici per una nuova aria ancora più leggera, né
mai, né mai più toccheremo terra.
La luna è vecchia ed è
anche molto bella. Quante ne sa di storie e da sempre le canta
dall'alto delle mura al popolo dei senzasonno. Dietro la collina ci
sono milioni di poeti che hanno copiato le sue canzoni e capitani
pazzi che si perdono ai confini di tutte le terre per inseguirla e
pittori delle carte imbrattate e scienziati col canocchiale a
blaterare d'averla vista respirare. Ma i raggi della luna li
riconosci, perchè sono gente intenta a vagare tra le ruote dei
carri abbandonati, tra i ripostigli dall'uscio malchiuso dietro casa
e, nel silenzio dei passi, tra i vicoli Gattabianca inseguiva una
scia insanguinata.
La luna è vecchia e anche molto
bella. Quante ne sa di storie ma questa è da ricordare,
Gattabianca dal passo di foglia insegue una goccia porporina non di
ratto, non di passero ma d'uomo sano. Dietro la collina dei poeti si
canta un'antica melodia:
“Al primo abbraccio ho visto il tuo
viso incantato
al secondo abbraccio un soffio poderoso
mi ha sollevato
al terzo, finalmente, il cuore ti ho
imprigionato”
Gattabianca da sopra il muro screpolato
osserva con l'occhio cobalto la schiena di quell'uomo dissanguato.
Egli conduce sé verso l'officina di Mastro Congliocchiali, è
lui che con gran sapienza batte il ferro e forgia i caratteri,
scolpisce nella mente il ricordo del presente. Ah è vero...
qualche volta aggiusta i cuori con filo di ferro e pinze che fanno
fori, ma solo se il cliente non è troppo sofferente...
La luna è vecchia e anche molto
bella, i suoi raggi son gente dei sogni che gira di notte e fugge la
luce dei giorni. Gattabianca stava ad osservare quell'uomo strano con
una goccia di sangue che gli colava giù da una mano.
-Se continui così morirai.-
-Non m'importa niente.- Rispose quello
alla gatta impertinente.
-Oh se è così che vuoi...
io certo non ti distoglierò.-
-E allora cos'è che cerchi?-
Chiese quello alla gatta che lo seguiva.
-Niente, a parte leccare il tuo sangue.
Ma vorrei darti qualcosa in cambio.-
-Cosa mi puoi dare che già non
ho perso?- Rispose lui brusco.
-Quello che posso darti dipende da
quello che sei capace di prenderti...-
Si abbassò e dolcemente stese il
palmo della mano verso di lei e lei si avvicinò con passo
lento, protendendo il muso dall'alto al basso. Un istante dopo la
stringeva tra le braccia. Il suo corpo fu pervaso da una luce
gialloarancio e nell'abbaglio riconobbe il viso di una donna proteso
verso di lui, ebbe paura che volesse aspirargli l'aria dai polmoni e
si ritrasse lasciando cadere Gattabianca a terra. Lei in un attimo
scomparve dietro dei sacchi in un portone.
La luna è vecchia e anche molto
bella, quante ne sa di storie. In questa novella Gattabianca dal
passo di foglia insegue nella notte un profumo d'uomo sano. Da
lontano si ode un canto:
“Al primo abbraccio ho visto il tuo
viso incantato
al secondo abbraccio un soffio poderoso
mi ha sollevato
al terzo, finalmente, il cuore ti ho
liberato”
Da sopra il muro screpolato Gattabianca
osservava la viuzza dell'officina di Mastro Congliocchiali, lui è
lì che a suon di martello sull'incudine spranga le porte del
passato e inanella catene per tener ferma la nave della vita. Ah è
vero... qualche volta aggiusta i cuori con borchie serrate a caldo,
ma solo se il cliente è molto esigente...
La gente di notte scivola silenziosa
lungo il muro e lo steccato, un Soldato di Dio che hanno licenziato,
due garzoni dell'Ufficio delle Entrate, usciti un attimo a farsi un
goccetto e mai più rientrati. Ma all'improvviso eccolo,
finalmente lui, l'uomo dei pensieri seri. Toh! Non sanguinava più.
Che disdetta per Gattabianca, questa non ci voleva. Ma appena discese
lungo il vicolo e passò davanti alla porta della bottega se lo
trovò di fronte che l'aspettava.
-Ou quasi mi piglia un colpo, ma non si
fa mica così sai?-
-Che fai mi pedini?-
-Ma cheddici! Casomai sei tu quello...-
-Sì, sì... va be'.-
-Non sanguini più ho visto-
-Già già, Mastro
Congliocchiali ha forse trovato il giusto buco.-
-Sono contenta per te-
E lui subito la prese in braccio e
sentì una forza sollevarlo, come un vento che volesse
trascinarlo su e rimase sorpreso e la guardò nel mare cobalto
dei suoi occhi. Com'era profondo.
La luna è vecchia ed è
bella. Tra un po' sparirà ma solo per rinascere una sera e
noi, popolo della notte, le chiederemo com'è andata a finire.
I raggi della luna sono gente intenta a vagare tra le storie
abbandonate a metà, che ronzano e sbattono sulla vecchia
lampada al soffitto di casa e i raggi della luna vogliono sapere di
quella Gattabianca che inseguiva tra i vicoli uno di noi, uno del
popolo dei sogni. Allora lei ci parlerà col silenzio delle
nuvole che scorrono sul suo viso, ci riempirà gli occhi di
lacrime e le labbra di sorrisi, raccontando del terzo abbraccio tra
di loro, davanti alla bottega ormai chiusa di Mastro Congliocchiali.
La luna bella narrerà di
Gattabianca divenuta una donna e del suo cuore libero dal tormento e
ci canterà della gioia nell'eco delle risa e nei ricordi si
scioglierà la loro vita, né mai, né mai più
avranno toccato terra.
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