Prima dell'alba in autunno Jon Arathorn
era sulla riva del fiume sassoso a pescare e la luna di lassù
gli faceva compagnia col suo riflesso. Le onde della corrente erano
mille ciglia luminose, i ciottoli rotondi riflettevano abbagli o
squame di pesce. Lui pensava e cantava di dentro come l'albero tra i
rami col vento.
Allora tirò la lenza con uno
strattone, solo un attimo s'illuse d'averla presa, una bella e grossa
trota, poi la lenza si spezzò, sibilando dietro il suo
orecchio. Jon perse l'equilibrio e finì di schiena nell'acqua
gelida che corre.
Rotolava e tra sé rideva
dell'acqua, che voleva quel mattino con lui scherzare, si ricordava
da bambino quando papà giocava con lui e gli faceva il
solletico, lo faceva ridere talmente tanto da mancargli il respiro e
quasi soffocava e si spaventava. Cercava di rialzarsi ma il fondale
viscido gli faceva lo sgambetto e l'ondina gelida gli premeva la
testa sott'acqua, annaspava con le mani e le alghe ridevano tra mille
spruzzi.
- Oh basta, adesso, non sarà
mica che Jon diventerà famoso nella valle perché è
annegato in mezzo metro d'acqua! - si maledì.
Cacciò con decisione la mano
sotto la ghiaia e si ancorò a un grosso masso, poi piantò
le ginocchia sul fondale e sollevò il capo fuori dall'acqua.
Respirò con calma e a pieni polmoni, sorridendo ancora tra sé
per quella strana situazione, si guardò attorno: che delle
volte non ci fosse qualcuno ad assistere a quella buffa circostanza.
Quando puntò di nuovo lo sguardo
davanti a sé: la vide, splendente, lo fissava con gli occhi di
rame come le pentole di mamma sul focolare, stava protetta dietro un
sasso, le vesti e una parte della chioma ondeggiavano nella corrente.
Il corpo di lei emanava un calore intenso, dalle spalle, dalle guance
si sollevava un vapore tenue. Stese una mano verso di lui, aveva la
consistenza della luce. Attraverso quelle dita dentro Jon si scaricò
un lampo di calore e un suono di mille voci in coro, visi a milioni e
mondi felici. Sempre tenendola per mano Jon raggiunse la riva e si
sedette sul ghiaino, non aveva freddo, distolse lo sguardo da lei e
con la testa tra le ginocchia incominciò a piangere.
Le lacrime calde gli solcavano le
guance e i denti gli sbattevano forte.
- Che faccio tremo? Ho preso uno
spavento e un mucchio di freddo, che stupido! - Rideva, tra i
singhiozzi di pianto, rideva.
Aveva paura di sollevare la testa,
aveva paura di voltare la faccia e rivedere ancora quella creatura
assurda che l'aveva fatto volare fuori dall'acqua, per questo si
costringeva a stare lì sotto con la testa ficcata tra le
ginocchia a singhiozzare. Poi un calore potente lo avvolse dalle
spalle giù per la schiena, sentiva le forme del seno di lei
premergli tra le scapole e un abbraccio scivolare tiepido e deciso
attorno allo stomaco. Lo stringeva a sé come una madre
selvaggia che avesse appena partorito suo figlio, lì tra i
sassi del gelido greto.
Finalmente Jon si arrese, reclinò
la testa sulla spalla della creatura stellare.
Un'alba possente bucava l'orizzonte e
si impossessava del fiume, tra i fili biondi dei suoi capelli Jon
osservò ogni altra ombra della vallata fuggire.
Il pianto era svanito Jon si raddrizzò
sulla schiena e si voltò per guardare Fatasmagorica in viso,
ma lei era in piedi a un metro e stendeva verso Jon il palmo della
mano destra.
- Buongiorno Manienuvole, ho per te
sette stelle nella mano e una casa là vicino - disse
Fatasmagorica, accennando con lo sguardo dietro di sé, là
dove nella vallata ancora resistevano le tenebre. Allora lei rovesciò
il palmo della mano verso Jon che subito protese le dita d'istinto
come per afferrare qualcosa di preziosissimo, perché non
cadesse nella ghiaia. Sembravano gocce di mercurio e quelle gocce
evaporarono creando soffici nuvole bianche.
- Un giorno, Manienuvole, verrai da me
e io ti aprirò finalmente la porta. Indosserai una giacca
gialla fluorescente d'emergenza e con quella voleremo via.- disse
Fatasmagorica.
Fatasmagorica non c'era più.
- Ma..io.?! Manienuvole? - stese il
braccio per cercarla e una nuvola gli uscì tra le dita.
- Cosa succede alle mie mani?! - rigirò
il braccio e stese l'altro, così soffiò altre due
nuvole sulla punta dei polpastrelli tra l'indice e il pollice.
- Aaaaaaahhhgg!!! - Un urlo di terrore
ed esaltazione gli uscì dallo stomaco e l'eco corse su su per
la valle.
E' là, verso il fondo del greto
che in autunno nascono i nembi. Se si va di notte poco prima
dell'alba si può vedere Manienuvole stendere le sue poderose
braccia e creare cumuli densi e sontuosi o lo si può osservare
intento a tessere tenui e malinconiche nebbie.
Nessun commento:
Posta un commento