giovedì 27 settembre 2012

La maga e la gatta bianca


La maga e la gatta bianca




La luna è vecchia ed è anche molto bella. Tra un po' sparirà ma solo per rinascere una sera e noi, popolo della notte, la guarderemo da lontano. Noi popolo dei sogni l'ameremo e lei non ci lascerà dormire, noi alzeremo gli occhi su di lei e lei ci parlerà col silenzio delle nuvole che scorrono sul suo viso, come flotte di nere caravelle manovrate da marinai ciechi. Riempirà gli occhi di lacrime e le labbra di sorrisi, ci riempirà il cuore di un tormento di gioia e la testa dell'eco delle sue risa e nell'estasi del ricordo si scioglierà la stanchezza che ci mordeva le spalle, si apriranno le narici per una nuova aria ancora più leggera, né mai, né mai più toccheremo terra.
La luna è vecchia ed è anche molto bella. Quante ne sa di storie e da sempre le canta dall'alto delle mura al popolo dei senzasonno. Dietro la collina ci sono milioni di poeti che hanno copiato le sue canzoni e capitani pazzi che si perdono ai confini di tutte le terre per inseguirla e pittori delle carte imbrattate e scienziati col canocchiale a blaterare d'averla vista respirare. Ma i raggi della luna li riconosci, perchè sono gente intenta a vagare tra le ruote dei carri abbandonati, tra i ripostigli dall'uscio malchiuso dietro casa e, nel silenzio dei passi, tra i vicoli Gattabianca inseguiva una scia insanguinata.
La luna è vecchia e anche molto bella. Quante ne sa di storie ma questa è da ricordare, Gattabianca dal passo di foglia insegue una goccia porporina non di ratto, non di passero ma d'uomo sano. Dietro la collina dei poeti si canta un'antica melodia:
“Al primo abbraccio ho visto il tuo viso incantato
al secondo abbraccio un soffio poderoso mi ha sollevato
al terzo, finalmente, il cuore ti ho imprigionato”
Gattabianca da sopra il muro screpolato osserva con l'occhio cobalto la schiena di quell'uomo dissanguato. Egli conduce sé verso l'officina di Mastro Congliocchiali, è lui che con gran sapienza batte il ferro e forgia i caratteri, scolpisce nella mente il ricordo del presente. Ah è vero... qualche volta aggiusta i cuori con filo di ferro e pinze che fanno fori, ma solo se il cliente non è troppo sofferente...
La luna è vecchia e anche molto bella, i suoi raggi son gente dei sogni che gira di notte e fugge la luce dei giorni. Gattabianca stava ad osservare quell'uomo strano con una goccia di sangue che gli colava giù da una mano.
-Se continui così morirai.-
-Non m'importa niente.- Rispose quello alla gatta impertinente.
-Oh se è così che vuoi... io certo non ti distoglierò.-
-E allora cos'è che cerchi?- Chiese quello alla gatta che lo seguiva.
-Niente, a parte leccare il tuo sangue. Ma vorrei darti qualcosa in cambio.-
-Cosa mi puoi dare che già non ho perso?- Rispose lui brusco.
-Quello che posso darti dipende da quello che sei capace di prenderti...-
Si abbassò e dolcemente stese il palmo della mano verso di lei e lei si avvicinò con passo lento, protendendo il muso dall'alto al basso. Un istante dopo la stringeva tra le braccia. Il suo corpo fu pervaso da una luce gialloarancio e nell'abbaglio riconobbe il viso di una donna proteso verso di lui, ebbe paura che volesse aspirargli l'aria dai polmoni e si ritrasse lasciando cadere Gattabianca a terra. Lei in un attimo scomparve dietro dei sacchi in un portone.
La luna è vecchia e anche molto bella, quante ne sa di storie. In questa novella Gattabianca dal passo di foglia insegue nella notte un profumo d'uomo sano. Da lontano si ode un canto:
“Al primo abbraccio ho visto il tuo viso incantato
al secondo abbraccio un soffio poderoso mi ha sollevato
al terzo, finalmente, il cuore ti ho liberato”
Da sopra il muro screpolato Gattabianca osservava la viuzza dell'officina di Mastro Congliocchiali, lui è lì che a suon di martello sull'incudine spranga le porte del passato e inanella catene per tener ferma la nave della vita. Ah è vero... qualche volta aggiusta i cuori con borchie serrate a caldo, ma solo se il cliente è molto esigente...
La gente di notte scivola silenziosa lungo il muro e lo steccato, un Soldato di Dio che hanno licenziato, due garzoni dell'Ufficio delle Entrate, usciti un attimo a farsi un goccetto e mai più rientrati. Ma all'improvviso eccolo, finalmente lui, l'uomo dei pensieri seri. Toh! Non sanguinava più. Che disdetta per Gattabianca, questa non ci voleva. Ma appena discese lungo il vicolo e passò davanti alla porta della bottega se lo trovò di fronte che l'aspettava.
-Ou quasi mi piglia un colpo, ma non si fa mica così sai?-
-Che fai mi pedini?-
-Ma cheddici! Casomai sei tu quello...-
-Sì, sì... va be'.-
-Non sanguini più ho visto-
-Già già, Mastro Congliocchiali ha forse trovato il giusto buco.-
-Sono contenta per te-
E lui subito la prese in braccio e sentì una forza sollevarlo, come un vento che volesse trascinarlo su e rimase sorpreso e la guardò nel mare cobalto dei suoi occhi. Com'era profondo.

La luna è vecchia ed è bella. Tra un po' sparirà ma solo per rinascere una sera e noi, popolo della notte, le chiederemo com'è andata a finire. I raggi della luna sono gente intenta a vagare tra le storie abbandonate a metà, che ronzano e sbattono sulla vecchia lampada al soffitto di casa e i raggi della luna vogliono sapere di quella Gattabianca che inseguiva tra i vicoli uno di noi, uno del popolo dei sogni. Allora lei ci parlerà col silenzio delle nuvole che scorrono sul suo viso, ci riempirà gli occhi di lacrime e le labbra di sorrisi, raccontando del terzo abbraccio tra di loro, davanti alla bottega ormai chiusa di Mastro Congliocchiali.
La luna bella narrerà di Gattabianca divenuta una donna e del suo cuore libero dal tormento e ci canterà della gioia nell'eco delle risa e nei ricordi si scioglierà la loro vita, né mai, né mai più avranno toccato terra.