mercoledì 17 ottobre 2012

Fatasmagorica e Manienuvole


Prima dell'alba in autunno Jon Arathorn era sulla riva del fiume sassoso a pescare e la luna di lassù gli faceva compagnia col suo riflesso. Le onde della corrente erano mille ciglia luminose, i ciottoli rotondi riflettevano abbagli o squame di pesce. Lui pensava e cantava di dentro come l'albero tra i rami col vento.
Allora tirò la lenza con uno strattone, solo un attimo s'illuse d'averla presa, una bella e grossa trota, poi la lenza si spezzò, sibilando dietro il suo orecchio. Jon perse l'equilibrio e finì di schiena nell'acqua gelida che corre.
Rotolava e tra sé rideva dell'acqua, che voleva quel mattino con lui scherzare, si ricordava da bambino quando papà giocava con lui e gli faceva il solletico, lo faceva ridere talmente tanto da mancargli il respiro e quasi soffocava e si spaventava. Cercava di rialzarsi ma il fondale viscido gli faceva lo sgambetto e l'ondina gelida gli premeva la testa sott'acqua, annaspava con le mani e le alghe ridevano tra mille spruzzi.
- Oh basta, adesso, non sarà mica che Jon diventerà famoso nella valle perché è annegato in mezzo metro d'acqua! - si maledì.
Cacciò con decisione la mano sotto la ghiaia e si ancorò a un grosso masso, poi piantò le ginocchia sul fondale e sollevò il capo fuori dall'acqua. Respirò con calma e a pieni polmoni, sorridendo ancora tra sé per quella strana situazione, si guardò attorno: che delle volte non ci fosse qualcuno ad assistere a quella buffa circostanza.
Quando puntò di nuovo lo sguardo davanti a sé: la vide, splendente, lo fissava con gli occhi di rame come le pentole di mamma sul focolare, stava protetta dietro un sasso, le vesti e una parte della chioma ondeggiavano nella corrente. Il corpo di lei emanava un calore intenso, dalle spalle, dalle guance si sollevava un vapore tenue. Stese una mano verso di lui, aveva la consistenza della luce. Attraverso quelle dita dentro Jon si scaricò un lampo di calore e un suono di mille voci in coro, visi a milioni e mondi felici. Sempre tenendola per mano Jon raggiunse la riva e si sedette sul ghiaino, non aveva freddo, distolse lo sguardo da lei e con la testa tra le ginocchia incominciò a piangere.
Le lacrime calde gli solcavano le guance e i denti gli sbattevano forte.
- Che faccio tremo? Ho preso uno spavento e un mucchio di freddo, che stupido! - Rideva, tra i singhiozzi di pianto, rideva.
Aveva paura di sollevare la testa, aveva paura di voltare la faccia e rivedere ancora quella creatura assurda che l'aveva fatto volare fuori dall'acqua, per questo si costringeva a stare lì sotto con la testa ficcata tra le ginocchia a singhiozzare. Poi un calore potente lo avvolse dalle spalle giù per la schiena, sentiva le forme del seno di lei premergli tra le scapole e un abbraccio scivolare tiepido e deciso attorno allo stomaco. Lo stringeva a sé come una madre selvaggia che avesse appena partorito suo figlio, lì tra i sassi del gelido greto.
Finalmente Jon si arrese, reclinò la testa sulla spalla della creatura stellare.
Un'alba possente bucava l'orizzonte e si impossessava del fiume, tra i fili biondi dei suoi capelli Jon osservò ogni altra ombra della vallata fuggire.
Il pianto era svanito Jon si raddrizzò sulla schiena e si voltò per guardare Fatasmagorica in viso, ma lei era in piedi a un metro e stendeva verso Jon il palmo della mano destra.
- Buongiorno Manienuvole, ho per te sette stelle nella mano e una casa là vicino - disse Fatasmagorica, accennando con lo sguardo dietro di sé, là dove nella vallata ancora resistevano le tenebre. Allora lei rovesciò il palmo della mano verso Jon che subito protese le dita d'istinto come per afferrare qualcosa di preziosissimo, perché non cadesse nella ghiaia. Sembravano gocce di mercurio e quelle gocce evaporarono creando soffici nuvole bianche.
- Un giorno, Manienuvole, verrai da me e io ti aprirò finalmente la porta. Indosserai una giacca gialla fluorescente d'emergenza e con quella voleremo via.- disse Fatasmagorica.
Fatasmagorica non c'era più.
- Ma..io.?! Manienuvole? - stese il braccio per cercarla e una nuvola gli uscì tra le dita.
- Cosa succede alle mie mani?! - rigirò il braccio e stese l'altro, così soffiò altre due nuvole sulla punta dei polpastrelli tra l'indice e il pollice.
- Aaaaaaahhhgg!!! - Un urlo di terrore ed esaltazione gli uscì dallo stomaco e l'eco corse su su per la valle.
E' là, verso il fondo del greto che in autunno nascono i nembi. Se si va di notte poco prima dell'alba si può vedere Manienuvole stendere le sue poderose braccia e creare cumuli densi e sontuosi o lo si può osservare intento a tessere tenui e malinconiche nebbie.