venerdì 21 dicembre 2012

Ihmarra


E non sapevi a che ora ci fosse il tramonto che avviene quando il sole si fa rosso e la luce piega le ombre più lunghe verso est.
Qualcosa galleggia sull'acqua d'un grande fiume, reso impetuoso dalle recenti piogge. Nell'aria umida e pesante il sentiero è ricoperto di foglie secche che stanno marcendo. Poco prima della cataratta c'è un piccolo attracco per le ultime barche furtive che provengono dalla foresta sul far della sera. Mentre la luce scappa dietro le colline si alza una silenziosa coltre di nebbia dalla sponda degli elfi. Il Sunc scorre beato e possente nel suo letto d'acqua, turbina giallo il fango, laggiù c'è il boato della cascata e io lo sento, lo chiamo. Sto seduto accosto a un ontano, aspetto, forse verranno. Loro mi chiamano il Signore della Briciole, perché sono quelle che io offro loro, poche briciole di luce invece della soffocante oscurità da cui provengono. Io sono il Guardiano della Porta, loro mi odiano ma non possono fare a meno di me. Anche solo uno scricchiolio di passi basta a destare la mia attenzione concentrata, volto la testa e lo vedo, ha stivali grossi per camminare nella foresta, gli orli del lungo mantello gocciolano d'acqua, sotto il cappuccio due occhi neri scintillano con le lacrime.
-Egli non volle saltare...- e stende il braccio indicando l'imbarcazione che volteggia sopra la corrente ormai prossima alla forra e, se possibile, la cascata romba ancora più cupa, quando resta solo la nebbia buia da vedere.
-Oh, un elfo femmina della Corte Oscura- dico con meraviglia, mi alzo e mi avvicino, lei richiude il mantello sul corpo sinuoso e abbassa il capo. Emana un lucore rossastro.
-Il tuo compagno preferisce i gorghi della corrente di Sunc alle tue tiepide carezze?
-Egli mi accompagnò alla sponda vostra, ma non intese mai lasciare la Corte Oscura, solo non poté tornare al popolo che altrimenti avrebbe svelato il mio approdo...-
-Sicura che non vi abbiano seguiti?-
-Non sentii alcuno sul nostro cammino.-
-Conosci le regole?-
-Che se avessi seguito il Signore delle Briciole non avrei più fatto ritorno alla Corte Oscura.-
-...e poi?-
-Che sarei un giorno morta.-
-Allora hai portato l'offerta?-
-La presi... vedesti?- Apre le lunghe dita affusolate e sul palmo della mano vedo un'ampollina con un liquido trasparente.
-Ecco... metti via. Dobbiamo spostarci di qua, siamo troppo in vista.-
Iniziamo a camminare lungo la riva in direzione della corrente, guidati dal fragore della cataratta che aumenta sempre più, il cielo arrossa tra i rami neri e spogli. Mi giro a guardare l'elfo, mi sembra affaticato il suo lucore rosso sta svanendo, si sorregge ai rami e ai tronchi per procedere.
-Come va?-
-Sentii la forza del mio popolo abbandonarmi ma ce la.... la faccio... oh! io parlo a.. adesso!-
-Benvenuta nel presente elfo donna... come ti chiami?-
-Io... io mi chiamo Ihmarra... questo è il mio presente?-
-E già... anche il mio e di tutti noi umani, infatti.-
-Anche il tuo?-
-Sì, stiamo vivendo adesso nello stesso presente.-
-Ouh!- Ihmarra spalanca gli occhi neri e profondi come il buio, che ha abbandonato per seguire la luce.
Allora mi volgo alle spalle e vedo sull'alto della riva rocciosa tre di loro che guardano in basso verso di noi, stanno fermi non hanno l'aria minacciosa ma solo intensa, piena di apprensione. Fissano Ihmarra, probabilmente la stanno chiamando. Lei si mette a correre tra cespugli e rami bassi come un animale spaventato, il mantello le si impiglia e scivola via lasciando libero il corpo fasciato di nero e rosso dai suoi abiti stretti.
-Ihmarra! aspetta, non di là!- La prendo per mano e la riconduco giù dalla riva verso il sentiero. I ciottoli bianchi della strada battuta riflettono la luce della luna nascosta tra gli alti rami della foresta. Altri passi ancora dietro di noi e odore di cavallo. Dall'ombra figure avanzano sulla strada ma noi continuiamo tranquilli. Dove il sentiero gira ecco sono in vista: un signore avvolto nella sua mantella cavalca al fianco di un troll delle Case di Legno, due mastini ci affrontano latrando.
-Lasciali stare Bruno!... sono amici- dice il signore a cavallo senza voltare lo sguardo.
-Se fossero nemici mi avrebbero già ucciso... con delle guardie del corpo come voi...- brontola tra sé.
-Forse sono solo due innamorati sorpresi dal buio lungo la riva del romantico Sunc, forse un elfo fuggiasco e la sua guida ah aha aha...-
Ihmarra ha uno scatto, ma io la guardo negli occhi e le faccio il segno di tacere.
-... dicono che esistano da sempre -riprese con la voce rauca- ma qualche volta muoiono, essi sono i mainati e finché stanno nelle terre dei loro confini possono vivere per molte ere. Sono divisi in due schiere. Gli Elfi della Luce, tante volte li scambi per riflessi o abbagli, vivono nel futuro, scompaiono al tramonto. E poi c'è la Corte Oscura, che anela alla luce, vive al passato remoto. Ecco... è al tramonto che puoi incontrarli, li riconosci perché emanano uno speciale lucore rossastro che si affievolisce quando si allontanano da casa...-
Il signore a cavallo cerca lo sguardo di Ihmarra e sorride pensoso.
-Noi si sale di quassù, adesso, gentile signore...- dico io in tono di ringraziamento.
-Fate la buona strada ragazzi, che non si confonda l'alba col tramonto... aha ahah.-
Si sale ancora un po', sulla collina non ci sono più alberi, la volta del cielo si spalanca da ogni lato, le acque del Sunc sono un lieve profumo nella brezza.
-Briciole... Tutto pieno di briciole di luce! - esclama Ihmarra stendendo le braccia in alto.
Inspira a pieni polmoni la meraviglia del cielo notturno, dove miliardi di stelle non possono che ridestare in lei l'illusione del sole.
Stringo nella mano l'ampolla che è la paga di una lunga giornata.
Nel buio della mia casa risuonano passi ormai lontani da lei. Distillo quelle poche gocce nelle mie palpebre tremanti e scompaio nelle tenebre.


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