venerdì 13 aprile 2012

Kurabu e il senso della vita

Là nella Valle proprio dove il Fiume dei Profumi si chiude in una cataratta e diventa un impetuoso ruscello viveva una piccola colonia di gamberi. Fin dall'alba tra i sassi viscidi si aggrappavano con una chela e con l'altra afferravano il cibo di passaggio, il tempo che non dedicavano in questa attività lo sprecavano a lamentarsi l'un l'altro della gelida e impetuosa acqua, della scarsità del cibo e del destino ingiusto che era capitato loro.
Un giorno Kurabu, il più sciocco o il più saggio di tutti pensò: ”cosa mi costringe a rimanere qui? Tutto il giorno attaccato alle rocce a tentare di prendere del cibo?” e così dicendo si staccò e si lasciò trascinar via dalla corrente. Molti alla colonia lo videro volar sopra le loro teste e commentarono “ohh!! Che pazzo quel Kurabu.. che brutta fine farà!”.
Turbinando làssù verso la superfice Kurabu era totalmente in balia della corrente e in breve tempo aveva percorso molte leghe. Volteggiò dunque sopra un'altra colonia e la notizia del suo passaggio si sparse in un lampo. Molti dei gamberi di laggiù lo chiamavano “hei tu! abbassati che ti afferriamo!”, altri “è lui! è lui! il gambero della profezia! è colui che ci libererà dalla schiavitù della corrente!” e detto questo senza esitazione abbandonarono le loro prese e furono anch'essi trascinati via. Quando l'acqua gorgogliando li portava più vicini a Kurabu lo chiamavano “maestro! maestro! dove siamo diretti?” oppure “maestro! sei la nostra guida verso la salvezza! santo sia il tuo nome!”. Kurabu non sapeva cosa rispondere, per lo più rimaneva in silenzio oppure, quando era costretto, pronuciava qualche vaga frase senza particolari significati, tipo: “l'acqua scorre forte oggi... domani forse pioverà... state lontani dai sassi...”. Altre colonie li avvistavano e all'arrivo di quello sciame volteggiante il numero dei seguaci aumentava sempre più. Stavano tutti attorno a Kurabu che di fronte a quella moltitudine si sentiva sempre più impaurito.
Incontrarono una stretta ansa e molti di loro finirono in bocca ai pesci o frantumati sulle rocce ma la maggiranza, sostenendosi reciprocamente con le chele, riuscì a scivolar via senza grandi danni “grazie maestro che ci hai salvati! grazie di averci guidati sulla via della salvezza!”.
Finalmente le sponde si aprirono in una vasta foce sabbiosa, la corrente diminuì fino a far cadere la moltitudine di gamberi sul soffice fondale. Kurabu felice e sfinito per il lungo viaggio chiuse gli occhi per sempre. La notizia della sua morte si sparse in un lampo tutti, per rendergli omaggio, posarono sopra il suo corpo una conchiglia e così in breve restò sepolto sotto una piramide di conchiglie. La luce obliqua del tramonto colpì la piramide. Un luccichio brillò nell'occhio attento di un fenicottero, che virò e in pochi secondi planò su quella parte della laguna, seguito da altri tre compagni: “accipicchia! guardate qua che ben di Dio fratelli!” e spalancò le possenti ali per attirare l'attenzione degli altri. Molti gamberi finirono nei loro becchi prima che la maggioranza riuscisse a scomparire sotto la sabbia.
Là nella Laguna proprio dove il Fiume dei Profumi sfocia placido viveva una piccola colonia di gamberi. Fin dall'alba frugavano tra la sabbia dorata con le chele alla ricerca di cibo, il tempo che non passavano in questa attività lo sprecavano a lamentarsi l'un l'altro della gelida e torbida acqua, della scarsità del cibo e della crudeltà dei fenicotteri.
Un giorno Jsabu, il più sciocco o il più saggio di tutti pensò:”cosa mi costringe a rimanere qui? Tutto il giorno sotto al sabbia alla ricerca del cibo, aspettando di essere mangiato dal vorace fenicottero?” e così dicendo si diresse strisciando dove la corrente rendeva l'acqua più limpida. Procedere così era troppo faticoso, tanto che Jsabu capì che era più agevole camminare all'indietro. Molti alla colonia lo videro andarsene in quello strano modo verso l'imboccatura del fiume e commentarono “ohh!! Che pazzo quel Jsabu.. che brutta fine farà!”.
Strisciando all'indietro controcorrente Jsabu dopo qualche tempo incontrò un'altra colonia e la notizia del suo passaggio si sparse in un lampo. Molti dei gamberi di laggiù lo chiamavano “hei tu! Ma come cammini!? trattieniti ai sassi con una chela!”, altri “è lui! è lui! il gambero della profezia! è colui che ci libererà dalla schiavitù della corrente!” e detto questo senza esitazione abbandonarono le loro prese e iniziarono a strisciare sul fondo cercando di imitare al meglio la sua strana camminata. Quando il gorgoglio dell'acqua un poco si placava andavano più vicini a Jsabu e lo chiamavano: “maestro! maestro! dove siamo diretti?” oppure “maestro! ma le zampe è meglio muoverle tutte assieme o prima quelle dietro e poi quelle davanti?! santo sia il tuo nome!”. Jsabu non sapeva cosa rispondere, rimaneva sempre in silenzio oppure, quando era costretto, fulminava l'interlocutore con uno sguardo e questo si ritirava umilmente. Presso le altre colonie il lento avvicinarsi di quella strampalata colonna in marcia produceva sempre lo stesso risultato: aumentava il numero dei seguaci. Tutti seguivano Jsabu che ormai non riusciva più a vedere la fine della fila che lo seguiva davanti a sé. Lui prima di tutti non sapeva dove andava, visto che il Creatore non gli aveva certo messo gli occhi sul di dietro! Infatti andarono a cozzare su una stretta ansa molti di loro finirono in bocca ai pesci o incastrati tra le rocce ma la maggiranza, trascinandosi reciprocamente con le chele, riuscì a passare “grazie maestro che ci hai salvati! grazie di averci guidati sulla via della salvezza!”.
Finalmente le sponde si chiusero in una cataratta vorticosa, la corrente rendeva impossibile procedere e difficile anche solo restare fermi tenedosi con una chela a qualche appiglio di fortuna. Jsabu sfinito per le mille peripezie chiuse gli occhi felice e non si svegliò più. La notizia della sua morte si sparse in un lampo. Tutti, per impedire che il suo corpo fosse trascinato via dalla corrente, posarono sopra Jsabu un sassolino e così in breve restò sepolto sotto un cumulo di ciottoli color arcobaleno.

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